Via dell'anguillara, angolo via dell'acqua
I tabernacoli di Firenze
IL TABERNACOLO
Tabernacolo
Lasciata alle spalle piazza San Firenze ed addentrandosi in via dell’Anguillara, in direzione Santa Croce, si giunge all’intersezione con via dell’Acqua.
A dominare questo crocevia, si ergono, sugli spigoli dei palazzi circostanti, due tabernacoli, posti uno di fronte all'altro.
Fra questi, il primo a catturare lo sguardo, è un capolavoro di pietra arenaria, un tabernacolo intriso di stile barocco, una gemma presumibilmente forgiata nel XVII secolo.
E' incorniciato da un timpano curvilineo, spezzato al centro da una testa di cherubino finemente lavorata. Ai suoi lati, due colonnine modanate, adornate da volute ornamentali, sorreggono con grazia l'intera struttura. La base orizzontale, regalmente sostenuta da mensole, è un trionfo di decorazioni, con varie modanature e due volute centrali. La sua eleganza è ulteriormente arricchita da un'iscrizione d'invocazione alla Madonna: «NOSTROS · DIRIGE · CURSUS».
E' incorniciato da un timpano curvilineo, spezzato al centro da una testa di cherubino finemente lavorata. Ai suoi lati, due colonnine modanate, adornate da volute ornamentali, sorreggono con grazia l'intera struttura. La base orizzontale, regalmente sostenuta da mensole, è un trionfo di decorazioni, con varie modanature e due volute centrali. La sua eleganza è ulteriormente arricchita da un'iscrizione d'invocazione alla Madonna: «NOSTROS · DIRIGE · CURSUS».
Affresco
La nicchia dell’edicola del tabernacolo, datata al XVI secolo, ospita un bassorilievo in stucco policromo.
La composizione mostra la Vergine Maria con il tradizionale manto rosso e blu, reggendo un libro aperto e il Gesù Bambino, intento a poppare il seno materno. Ai lati, un affascinante trio prende vita: a sinistra, il (presunto) committente, vestito all'antica usanza fiorentina del Cinquecento, con la mano sul petto; a destra, sant'Anna, segnata dagli anni e confortante Maria con un gesto materno. La scena si completa con un vivace san Giovannino, ai piedi della Madonna, che indica il Bambino Gesù e invita lo spettatore a contemplare e adorare il Salvatore. Nonostante le dimensioni, la nicchia sembra aver accolto in passato un'opera diversa, un mistero che aggiunge fascino a questo angolo intriso di arte e devozione.
La composizione mostra la Vergine Maria con il tradizionale manto rosso e blu, reggendo un libro aperto e il Gesù Bambino, intento a poppare il seno materno. Ai lati, un affascinante trio prende vita: a sinistra, il (presunto) committente, vestito all'antica usanza fiorentina del Cinquecento, con la mano sul petto; a destra, sant'Anna, segnata dagli anni e confortante Maria con un gesto materno. La scena si completa con un vivace san Giovannino, ai piedi della Madonna, che indica il Bambino Gesù e invita lo spettatore a contemplare e adorare il Salvatore. Nonostante le dimensioni, la nicchia sembra aver accolto in passato un'opera diversa, un mistero che aggiunge fascino a questo angolo intriso di arte e devozione.
LA STRADA
Via dell'Anguillara
Incastonato nello spigolo di un edificio che, dalle sue forme e porzioni con pietra a vista, sembrerebbe originariamente una torre, il tabernacolo occupa un'importante posizione all'angolo fra via dell’Anguillara e via dell’Acqua. Quest'area, situata poco al di fuori delle prime cerchie murarie di Firenze, ha una storia che risale all'epoca romana fino alla dominazione matildina intorno al 1078 circa.
Luogo
In passato, questa zona era caratterizzata dalla presenza del torrente Mugnone, che scorreva parallelamente al tracciato murario, costituendone il fossato. La presenza di molteplici canali e rivoli d'acqua rendeva l'area paludosa e simile a un pantano. I toponimi delle strade, via dell’Anguillara e via dell’Acqua, sembrano richiamare questa caratteristica natura acquitrinosa del territorio.
Il nome via dell’Acqua potrebbe derivare dalla presenza di ruscelli e acquitrini, confluenti in una grossa fogna o collegati a un pozzo pubblico denominato "pozzo dell’Anguillara", probabilmente situato all'incrocio con via dell’Anguillara.
La denominazione di via dell’Anguillara, secondo alcune fonti, potrebbe collegarsi al palazzo del capitano di ventura Baldaccio d’Anghiari, conte dell’Anguillara (1435), situato di fronte al tabernacolo. Tuttavia, altre teorie suggeriscono che il nome rifletta la presenza di anguille nelle paludi circostanti o sia correlato all'antico termine "anguillare" o "anguillari", indicante tralci di viti raccolti a mazzo, simili a fasci di anguille. La vicinanza di via della Vigna Vecchia e via Vinegia suggerisce la possibilità che via dell’Anguillara fosse un viottolo tra filari di viti, forse di proprietà dei monaci della vicina Badia fiorentina. Originariamente una direttrice secondaria dalle mura romane all'anfiteatro, via dell’Anguillara, nel corso dei secoli, si è arricchita di palazzi e tabernacoli, diventando un punto di interesse nella storia urbana di Firenze.
L'AUTORE
Pierino da Vinci
Lo studioso dott. Diego Crociani ha identificato il tabernacolo come una copia di un'opera di Pierino da Vinci, nipote di Leonardo. Formatosi con Baccio Bandinelli e successivamente con Tribolo, Pierino ebbe un legame speciale con Luca Martini, un notaio fiorentino con connessioni a Roma e alla corte papale. Protetto da Tribolo e Martini, lavorò a Roma, Pisa e Genova, incontrando anche Michelangelo.
Tra le sue opere notevoli, in marmo, spiccano il "Dio fluviale" al Louvre, il bassorilievo restaurato a Pisa nella Pinacoteca Vaticana e il gruppo scultoreo "Sansone col filisteo". Quest'ultimo lavoro, iniziato a Pisa e completato a Firenze da Bartolomeo Ammannati dopo la morte di Pierino, testimonia la continuità artistica nel tempo.
CURIOSITA'
L'originale di Pierino da Vinci, un bassorilievo in marmo realizzato a Pisa tra il 1550 e il 1554 e inizialmente parte della collezione della duchessa Eleonora di Toledo, subì un trasferimento dal Bargello al castello dei conti Guidi a Poppi nel 1943.
Questa operazione mirava a preservarlo da possibili danni durante i bombardamenti su Firenze. Tra le altre opere trasferite con esso c'erano la famosa Testa di fauno scolpita da Michelangelo Buonarroti in giovane età e un magnifico Ritratto virile attribuito alla Scuola di Hans Memling, entrambi originariamente custoditi nel Bargello.
Purtroppo, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1944, soldati nazisti della 305ᴬ divisione di fanteria penetrarono nel castello, forzando sette porte e un muro di notevole spessore. Questo evento portò al saccheggio di numerose casse contenenti opere d'arte, compresa la cassa numero 8 che custodiva la Testa di fauno michelangiolesca.
Attualmente, il bassorilievo marmoreo di Pierino da Vinci e le altre due opere menzionate sono tra gli ottanta capolavori artistici dispersi e mai più ritrovati. Considerando questa triste vicenda, l'esemplare del tabernacolo di via dell’Anguillara angolo via dell’Acqua assume un'importanza particolare, essendo l'unico rimasto, fatta eccezione per alcune copie di epoca più recente presenti sul mercato internazionale.
Questa operazione mirava a preservarlo da possibili danni durante i bombardamenti su Firenze. Tra le altre opere trasferite con esso c'erano la famosa Testa di fauno scolpita da Michelangelo Buonarroti in giovane età e un magnifico Ritratto virile attribuito alla Scuola di Hans Memling, entrambi originariamente custoditi nel Bargello.
Purtroppo, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1944, soldati nazisti della 305ᴬ divisione di fanteria penetrarono nel castello, forzando sette porte e un muro di notevole spessore. Questo evento portò al saccheggio di numerose casse contenenti opere d'arte, compresa la cassa numero 8 che custodiva la Testa di fauno michelangiolesca.
Attualmente, il bassorilievo marmoreo di Pierino da Vinci e le altre due opere menzionate sono tra gli ottanta capolavori artistici dispersi e mai più ritrovati. Considerando questa triste vicenda, l'esemplare del tabernacolo di via dell’Anguillara angolo via dell’Acqua assume un'importanza particolare, essendo l'unico rimasto, fatta eccezione per alcune copie di epoca più recente presenti sul mercato internazionale.