a valle di Ponte Vecchio Alluvione del 1333
Le lapidi di Firenze
LA LAPIDE A VALLE
Memoria e contesto urbanistico
Passeggiando sul Ponte Vecchio, tra le file di botteghe degli orafi che si interrompono creando una piazzetta, si incontrano due antiche lapidi in pietraforte. Come sentinelle silenziose, queste pietre raccontano una storia di distruzione e rinascita.
La lapide a valle, collocata di fronte al monumento a Benvenuto Cellini, si distingue per una cornice modanata e una bordatura dentellata. Su di essa, una mano scolpita in bassorilievo punta l’inizio dell’iscrizione, come a invitare il passante a fermarsi e ascoltare il racconto inciso nella pietra.
La lapide, sebbene danneggiata e consumata dal tempo, è un frammento di memoria del Ponte Vecchio, un ponte che ha attraversato secoli e storie, resistendo a devastazioni e calamità. Costruito lungo l’antico asse viario della Firenze romana, questo passaggio sull'Arno è stato da sempre punto di collegamento cruciale per la città. Oggi, le sue botteghe di orafi e gioiellieri – un tempo occupate da verdurai e macellai – parlano della centralità delle corporazioni artigiane nella storia fiorentina. Questo cambiamento, voluto da Ferdinando I de’ Medici, ci racconta di una Firenze che cresce e si trasforma, mantenendo però intatta la propria anima.
La lapide a valle, collocata di fronte al monumento a Benvenuto Cellini, si distingue per una cornice modanata e una bordatura dentellata. Su di essa, una mano scolpita in bassorilievo punta l’inizio dell’iscrizione, come a invitare il passante a fermarsi e ascoltare il racconto inciso nella pietra.
La lapide, sebbene danneggiata e consumata dal tempo, è un frammento di memoria del Ponte Vecchio, un ponte che ha attraversato secoli e storie, resistendo a devastazioni e calamità. Costruito lungo l’antico asse viario della Firenze romana, questo passaggio sull'Arno è stato da sempre punto di collegamento cruciale per la città. Oggi, le sue botteghe di orafi e gioiellieri – un tempo occupate da verdurai e macellai – parlano della centralità delle corporazioni artigiane nella storia fiorentina. Questo cambiamento, voluto da Ferdinando I de’ Medici, ci racconta di una Firenze che cresce e si trasforma, mantenendo però intatta la propria anima.
SIGNIFICATO STORICO
Il Significato Storico
Le due lapidi sulla piazzetta del Ponte Vecchio custodiscono una memoria antica e profonda. In poche righe, esse raccontano l’alluvione del 4 novembre 1333, quando l’Arno, con furia indomabile, spazzò via il ponte e le costruzioni sopra di esso. Ma nel cuore di Firenze nulla resta distrutto per sempre, e così, dodici anni dopo, nel 1345, il Ponte Vecchio risorse dalle acque con una nuova struttura, più solida e resistente. Le sue tre arcate, progettate per affrontare le piene del fiume, divennero un emblema di resilienza e ingegneria.
L’iscrizione della lapide ce lo ricorda con parole semplici ma potenti:
"Nel 1333 il ponte cadde per un diluvio d’acque; dodici anni dopo fu rifatto con questo adornamento, come piacque al Comune."
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando tutti i ponti di Firenze furono distrutti dalle bombe, il Ponte Vecchio rimase miracolosamente intatto, consolidando il proprio status di simbolo della città. Al suo interno, il Corridoio Vasariano, costruito nel 1565 da Giorgio Vasari per volere di Cosimo I de’ Medici, attraversa il ponte sospeso sul fiume. Quest’opera non solo collegava Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, permettendo ai Medici di muoversi lontano dalle sommosse popolari, ma durante la Liberazione divenne un passaggio strategico per i fiorentini. Oggi, il ponte è testimone della storia della città, del suo spirito e della sua capacità di resistere al tempo e agli eventi.
"Nel 1333 il ponte cadde per un diluvio d’acque; dodici anni dopo fu rifatto con questo adornamento, come piacque al Comune."
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando tutti i ponti di Firenze furono distrutti dalle bombe, il Ponte Vecchio rimase miracolosamente intatto, consolidando il proprio status di simbolo della città. Al suo interno, il Corridoio Vasariano, costruito nel 1565 da Giorgio Vasari per volere di Cosimo I de’ Medici, attraversa il ponte sospeso sul fiume. Quest’opera non solo collegava Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, permettendo ai Medici di muoversi lontano dalle sommosse popolari, ma durante la Liberazione divenne un passaggio strategico per i fiorentini. Oggi, il ponte è testimone della storia della città, del suo spirito e della sua capacità di resistere al tempo e agli eventi.
Il RESTAURO
L’ultimo restauro della lapide a valle ha permesso di riscoprire i dettagli nascosti e la bellezza di questa memoria incisa. Il lavoro di pulitura ha rimosso le croste nere e le vecchie stuccature, riportando alla luce la manica finemente decorata della mano scolpita. Grazie alle microstuccature, che hanno sigillato le fessure e stabilizzato la pietra, l’iscrizione risulta ora più leggibile, restituendo il messaggio originario al suo contesto.
Queste opere di conservazione non sono solo una protezione contro il tempo, ma una difesa preventiva dai rischi idrogeologici e dai cambiamenti climatici che minacciano la città e i suoi monumenti. Firenze non dimentica i suoi simboli e il piano di manutenzione periodica, previsto per le lapidi e il ponte, ne assicura la sopravvivenza, affinché il Ponte Vecchio continui a essere testimone dell’identità fiorentina per le generazioni future.