La casa natale a santa fiora

i luoghi di padre ernesto balducci

BIOGRAFIA

NASCITA

Ernesto Balducci nasce il 6 agosto del 1922 a Santa Fiora, sul Monte Amiata. Il primogenito di una umile famiglia di minatori a cui si aggiungeranno le sorelle Agnese, Maria e Beppina. La Famiglia Balducci ebbe grosse difficoltà economiche, per questa ragione Ernesto cominciò a lavorare molto presto. Figlio di una Maremma povera e aspra, Balducci ebbe il suo primo maestro in Manfredi, il fabbro ferraio di Santa Fiora, anarchico e anticlericale, che lo fece lavorare alla sua bottega. Quando Ernesto, a dodici anni, decise di entrare in seminario nei padri scolopi, Manfredi si raccomandò: “Bada ragazzo, non ti fare rovinare dai preti”. Quelle parole gli rimasero dentro, tanto che trent’anni dopo Balducci incontrò il vecchio Manfredi che lo abbracciò dicendogli: “Bravo Ernesto, non ci sono riusciti”.

LA FAMIGLIA

Suo padre Luigi era minatore e la famiglia viveva «ai margini tra la miseria e la povertà»; da quell’ambiente, che egli ricordava come caratterizzato da grandi sacrifici e dedizione al lavoro e da una fede intessuta di laicità, aveva tratto molti motivi ispiratori della sua religiosità e uno stile peculiare di sobrietà e riservatezza. Inoltre egli sentiva come un dovere di fedeltà al suo popolo e alle sue origini la necessità di «dare voce» alle lotte e alle istanze di giustizia dei più poveri, dai minatori dell’Amiata agli emarginati della città come del terzo mondo.

IL CERCHIO CHE SI CHIUDE

L’intervista autobiografica di Balducci, anche per quel senso di circolarità evocato dal titolo, si apre e si chiude con la riflessione sul luogo delle origini. Nonostante il fatto che nel corso della vita Balducci avesse acquisito notorietà e autorevolezza, nonostante il fatto che oggi viene considerato uno dei protagonisti del Novecento, ogni volta che tornava a casa diventava di nuovo un paesano come gli altri e veniva accolto da tutti come tale.

CITAZIONE

E. Balducci, “Il cerchio che si chiude”

«Mi sono spesso domandato che ne sarebbe stato di me se fossi nato in una città chiassosa e illuminata, in una tranquilla famiglia borghese. Ma sono nato nel silenzio di un paese medioevale, sulle pendici di un vulcano spento e in una cornice umana dove era difficile discernere il confine tra la realtà e la fiaba. Sono cresciuto avvolto in un silenzio che mi dava spavento e mi avvezzava ai contatti col mistero. È stata una grazia? È stata una circostanza casuale che ha condizionato la mia libertà per sempre? Questa domande si spengono nel silenzio e cioè nel giusto posto»

DA VEDERE

CASA NATALE

Il legame col piccolo paese natale rimase per Balducci sempre molto forte, al punto che lui stesso diceva di non sapere come sarebbe stata la sua vita se fosse nato altrove. Balducci sapeva bene che l’essere cresciuto in un contesto di incertezza, ai margini della povertà, in quel piccolo borgo di minatori, gli aveva dato una consapevolezza sociale che non avrebbe mai potuto acquisire altrove.

TOMBA

Dopo la veglia funebre alla Badia Fiesolana e la liturgia svoltasi all'Istituto degli Scolopi a Firenze, Balducci venne sepolto nel cimitero di Santa Fiora. La salma provvisoriamente tumulata, il 28 aprile, nella cappella della famiglia Balducci, ha poi avuto definitiva sistemazione nella tomba progettata dalla Fondazione Michelucci, con il contributo della Fondazione Balducci e dell’Amministrazione comunale di Santa Fiora.

FOTOGRAFIE

Paesaggio

Santa Fiora

Targa

Presso la casa natale

centenario balducci

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