Nel cuore di Firenze, 42 luoghi d’arte e architettura si raccontano attraverso i Luoghi Parlanti®, un progetto della Fondazione Romualdo Del Bianco e dell’Associazione Amici dei Musei. Questi tesori culturali, restaurati grazie al Comitato per il Decoro ed il Restauro dei Tabernacoli, costituiscono un’affascinante rete di itinerari.

Tra le gemme restaurate del centro storico, spiccano il celebre Tabernacolo delle Fonticine in via Nazionale e l’edicola all’angolo tra Piazza Santa Maria Novella e via della Scala, voluto dall’Arte dei Medici e degli Speziali. Ogni tabernacolo narra storie uniche: dall’antico ospedale del Porcellana alla tragica vicenda del “tabernacolo delle cinque lampade” nel 1731.

E poi il tabernacolo cosiddetto “delle cinque lampade”, di fronte a cui nel 1731 fu perpetrato un delitto che sconvolse la città ai danni di Tommaso Bonaventuri, funzionario di corte del Granducato di Toscana, al tempo del granduca Gian Gastone de’ Medici; quello tra via Sant’Antonino e via Faenza, contenente un’immagine mariana – ritenuta protettrice di inquilini e sfollati – che nel periodo a cavallo tra le due guerre fu protagonista di un fatto di cronaca: una mattina del 1926 le strade limitrofe dovettero essere chiuse al traffico, talmente era ingente la folla di persone, radunate presso il tabernacolo; e l’opera suggestiva posizionata su un angolo smussato dell’edificio tra via del Leone e via della Chiesa, attribuita a un artista che si diceva essere figlio di Giotto. Inoltre, per chi è interessato a percorsi più articolati, sono stati pensati cinque diversi itinerari suddivisi per zone. Il concetto alla base della una rete in costante crescita dei Luoghi Parlanti® è quello di narrare ogni destinazione in un’ottica glocal, ribaltando culturalmente la figura del viaggiatore che così diventa un vero e proprio residente temporaneo del luogo che lo ospita. I cinque percorsi dei Tabernacoli Si inizia con Sant’Ambrogio e Santa Maria Nuova, partendo dal Tabernacolo dei condannati di Borgo La Croce per continuare in Piazza Sant’Ambrogio con l’omonimo santo policromo di Giovanni della Robbia, l’Annunciazione in Piazza dei Ciompi, la Sacra Famiglia in via Sant’Egidio e la Madonna col bambino di Matteo Rosselli in via Folco Portinari, con l’emblema della stampella sulla cornice. Conclusione con l’elegante edicola all’angolo tra via Bufalini e via dei Servi e il celebre affresco con la Madonna in trono, circondata da San Zanobi e San Giovanni Battista, dipinto da Cosimo Rosselli tra via Ricasoli e via dei Pucci. Nell’area di San Lorenzo potrà essere ammirata una Sacra Famiglia con San Giovannino e San Rocco, probabile pittura votiva legata a un’epidemia di peste e, addentrandosi in via Panicale, due Madonne col bambino sul muro che delimitava il perimetro dell’antico convento di San Barnaba. All’incrocio con via Chiara, dove nel 1500 nacque Benvenuto Cellini, si trova uno splendido esempio di maiolica toscana, mentre all’angolo tra via Taddea e via de’ Ginori il Cristo in croce di Giovanni Antonio Sogliani, per arrivare poi in via Nazionale con lo splendido Tabernacolo delle Fonticine di Giovanni della Robbia, figlio di Andrea. Ricchissima di storia è anche la zona compresa tra via Faenza e via Sant’Antonino. SI parte in piazza dell’Unità col medaglione di terracotta smaltata in azzurro su cui aggettano le figure della Madonna col Bambino, attribuito a Andrea della Robbia, per continuare in via Sant’Agostino con due immagini mariane settecentesche, entrambe ad opera di pittori fiorentini. In via Faenza invece potranno essere ammirate due mirabili copie di Madonna col Bambino: quella di Benedetto da Maiano, eccellente architetto e scultore fiorentino della seconda metà del XV secolo, autore di un’identica Madonna conservata ora alla National Gallery of Art di Washington, e quella di Antonio Rossellino, individuata nel rilievo in marmo conservato nella collezione del Morgan Library and Museum di New York; senza dimenticare una composizione seicentesca di Giovanni da San Giovanni. Si prosegue tra Santa Maria Novella, via della Scala e via Palazzuolo. Da piazza Santa Maria Novella si entra in via della Scala, trovando subito sull’angolo la copia dell’affresco di Francesco d’Antonio (1467), realizzato nel 1960 da Tullio Micheli. Tra via del Porcellana e via Palazzuolo un dipinto trecentesco di scuola di Taddeo Gaddi, mentre ai diversi incroci di via della Scala troviamo una Madonna col bambino di foggia botticelliana, una Madonna incoronata, una “Madonna del Giglio” realizzata negli anni ’50 da Pellegrino Banella, e, all’interno di un’edicola, una giovane, tenera Madonna che stringe a sé il Bambino nudo, probabilmente commissionata da Nannina de’ Medici, sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico. Conclusione con una Sacra Famiglia seicentesca, in via Palazzuolo all’altezza del civico 89. Spazio anche all’Oltrarno: dalla Pietà e la Vergine di piazza San Felice alla Madonna col Bambino all’angolo tra via dei Preti e via delle Caldaie, probabilmente databile intorno alla pestilenza del 1495 a causa della presenza dei due santi protettori contro la peste, San Rocco e San Sebastiano. Dalla Madonna in Gloria tra via Maffia e via Sant’Agostino a quelle col bambino tra piazza del Carmine e piazza Piattellina, una trecentesca e una del Cinquecento, ridipinta tuttavia nel secolo scorso. E poi il grande tabernacolo con l’arco a tutto sesto animato da numerosi lobi con gli stemmi gentilizi scolpiti nei pennacchi tra piazza Piattellina e via del Leone, al termine della quale troviamo una Madonna dipinta da Giottino, che si dice si trovasse originariamente nella Piazza di Santo Spirito. In via del Campuccio si incontrerà una Vergine con San Giovanni Battista e San Bernardino da Siena, e una Madonna col Bambino del pittore novecentesco Ennio Cocchi. Si termina in viale Pratolini, con una sacra edicola il cui rispetto è testimoniato dall’epigrafe affissa a fianco: “Il bando del 16 ottobre 1618 vieta ogni atto improprio nelle vicinanze del tabernacolo affinché non vengano pregiudicati il decoro e la sacralità del luogo; per la sua violazione è prevista una sanzione pecuniaria o una pena corporale”.

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